
10 Dic CINA: FABBRICA DEL MONDO
Il mondo non è piatto . E’ un sistema complesso, dinamico ed in continuo divenire, rivolto alla ricerca costante di nuove regole da applicare e di continui punti di equilibrio ( anche se spesso precari ) economici e temporali tra chi in esso vi opera. Era l’11 Dicembre 2001 quando la Cina entrò nel Wto , dando inizio di fatto alla globalizzazione . Fu il nascere del neo- protezionismo , neppure tanto mascherato , che permise l’ufficializzazione della trasformazione economico-finanziaria cinese. Ciò fu permesso da una (rea) sottostima degli effettivi costi di aggiustamento sopportati e sopportandi da tutte le altre economie mondiali e non solo occidentali , all’ingresso ufficiale al tavolo mondiale economico-finanziario della Cina . L’errore di fondo degli USA ma anche di tutti gli altri partner occidentali fu quello di considerare la Cina come un paese arretrato , che mai si sarebbe evoluto . Quello che è accaduto da quel momento è storia. Il mondo ha vissuto il “boom” dell’export cinese , soprattutto verso l’occidente e quindi il consolidarsi della politica interna cinese volta agli investimenti e alle acquisizioni strategiche in terra straniera da parte dei colossi pubblici di Pechino. L’insieme del “valore Cina” oggi è un meccanismo perfetto al quale il leader Xi Jinping , salito al potere nel 2012, è riuscito a dare un ultimo tocco di “ interscambio “ tra l’economia interna ed il Partito. Si è trattato di un errore fatale il sottovalutare tutto questo anche e soprattutto in assenza di clausole sospensive specifiche contenute nell’ accordo del 2001. Il business cinese era ed è sempre stato tutto sommato molto simile al nostro occidentale , concentrato su un tipo di economia a basso valore aggiunto. La forza quindi della Cina è stata quella di tenere i piedi in due scarpe riuscendo ad interfacciarsi contemporaneamente e con eguale successo sia con i Paesi ad economia di mercato sia con quelli in via di sviluppo. La Cina oggi è pienamente integrata nell’economia globale con particolare attenzione al complesso sistema degli scambi . Questo modus operandi fa apparire sempre più chiaro come Pechino punti ad un mondo dove sia direttamente la Cina a dettare le regole d’investimento, quelle prettamente commerciali e quindi le modalità della concorrenza. Insomma la Cina a tutti gli effetti è diventata la “ fabbrica del mondo” ! La contromossa immediata delle Pmi occidentali e quindi anche delle nostre, avrebbe dovuto essere ( oggi come allora) quella di adeguarsi e quindi rispondere all’economia cinese programmando immediatamente un “upgrade” in grado di caratterizzare e quindi differenziare, rendendola inimitabile , la propria produzione. E’ altrettanto vero però che gli USA avevano fin da subito capito questa evenienza , tanto da spostare la quasi totalità della manifattura nazionale in Cina, ma contestualmente incentivando e supportando , di riflesso , la maggior parte dei propri investimenti sulla scienza, la tecnologia e l’ambito militare , “ scivolando” però sul molto sentito problema nazionale della disoccupazione. Fatto questo che ha causato il “ rebound crash” tra i disoccupati americani soprattutto nelle “ rust belts “ che poi avrebbero supportato e votato per Donald Trump. Oggi cosa rimane all’occidente è sotto gli occhi di tutti con Biden , insieme ad Australia ,GB e Canada , che annunciano il “boicottaggio politico” delle Olimpiadi di Pechino in programma dal 4 al 20 febbraio e delle Para olimpiadi dal 4 al 13 Marzo, ben poca cosa ! E’ di questi giorni la decisione della Camera dei Rappresentanti che ha approvato una legge speciale contro le importazioni di prodotti realizzati (secondo gli USA) con il ricorso al lavoro forzato nello Xin- Yiang. Il tutto mi porta alla mente i cartoni animati di Gatto Silvestro, quando con le unghie scivola sui muri. Che tristezza!