CARIGE: ORA I GIOCHI SI FANNO SERI

Il piano di salvataggio di Carige da presentare alla BCE, si sta componendo come un puzzle nei suoi più piccoli dettagli;  ciò porterebbe la Banca Ligure fuori dal rischio della liquidazione. La struttura tecnica dell’operazione ha finalmente ricevuto i consensi necessari e fondamentali da parte di tutto il Sistema Bancario e dalla Cassa Centrale Banca, partner industriale intorno al quale ruota l’intera operazione di riassetto economico/finanziario della Banca Ligure. Punto di partenza è stato l’acclarato accordo tra il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi e la Holding delle Banche Cooperative che ha permesso la copertura dell’intero ammontare  dei 700 milioni necessari all’aumento di capitale. Accanto a questo, lo Schema Volontario del Fondo ha altresì approvato la conversione del bond da 313 milioni, mentre  65 arriveranno da Cassa Centrale .Il resto, di oltre 300 milioni, sarà garantito dal Fondo Interbancario.

In questa partita a scacchi non poteva mancare un tassello riguardante la “Malacalza Investimenti”, attuale primo azionista. Vi è un detto nel mondo finanziario americano che dice: “what you are really acquiring are the people”, ovvero un business non può discostarsi e chiudersi a prescindere dalle persone che ne fanno parte . Di fondamentale importanza è il ruolo che si trova a giocare la famiglia Malacalza, sia che partecipi all’operazione sia che semplicemente la approvi. E’ innegabile che, fino ad oggi, l’ investimento già effettuato da questa ammonti  a ben 423 milioni: iniezioni di soldi senza le quali la banca sarebbe già fallita ormai da tempo. In assemblea la Holding genovese dovrà decidere se approvare l’intero progetto e quindi partecipare al nuovo capitale.

Tutto coinciderà col 30 di settembre, quando scadrà il mandato dei commissari e toccherà ai soci deliberare circa il piano di rafforzamento complessivo da 900 milioni .  In questa situazione non sembra plausibile che i primi azionisti, oggi al 27,7 % ,possano chiamarsi fuori . Essendo risaputo nel mondo finanziario come il dossier Carige sia sempre stato valutato dalla famiglia Malacalza senza “fine speculativo” è ipotizzabile una nuova sottoscrizione di una quota di capitale inferiore  a quella oggi detenuta . In questo senso è fondamentale il si della “Malacalza Investimenti” : esso avrebbe un effetto di trascinamento e convinzione verso tutti gli altri soci sia grandi che piccoli, che quindi parteciperebbero sottoscrivendo l’operazione. A livello di curiosità si riferisce che,  negli ultimi 6 anni ci sono stati quattro  aumenti di capitale che hanno portato nelle casse della Banca liquidità per oltre 2 miliardi di euro: soldi completamente bruciati! Con il prossimo aumento di capitale si arriverebbe ad oltre 3 miliardi di liquidità inserita nelle casse Carige in sei anni.

Si comprende che  il quadro non è semplice ; tuttavia, qualora esso dovesse trovare attuazione in questi termini, sarebbe in grado di reggere alla valutazione di Francoforte. Trattasi comunque di un assetto societario transitorio perché la quota di FITD è destinata a scendere mentre quella di CCB, quale socio industriale di Carige ed azionista di riferimento, dovrà per forza salire nell’azionariato. Tra gli altri attori, ci saranno anche il Credito Sportivo insieme al Medio Credito Centrale quali soggetti pubblici, intenzionati a rilevare parte dei 200 milioni di euro di bond tier 2 che la Banca dovrà emettere nell’ambito della citata manovra  di rafforzamento patrimoniale. Sempre sul fronte bond tier 2, ci sono anche trattative con i fondi Varde ed Apollo , senza dimenticarsi che potrebbero esserci, tra i sottoscrittori ,anche Mediolanum e Cattolica.

In conclusione, quindi, si aspetta solo l’atto finale a settembre: il voto dell’Assemblea .

Fabio Accinelli