
12 Dic CAOS FINANZIARIO
Il collasso del noto exchange di crypto FTX di pochi giorni orsono , che riveste peraltro tutte le caratteristiche di un truffa globale ( ndr : vedasi miei articoli del 17/11 : “..I’m sorry…” e del 21/11 : “ Blockchain ed evasione fiscale” ) insieme ad inflazione, tassi in crescita , guerra in Ucraina e conseguente recessione hanno causato un vero e proprio tsunami nel sistema economico e finanziario accrescendo il timore di una nuova crisi sistematica. Senza dimenticare, ad esempio, il taglio del personale in tutto il mondo causa ristrutturazione della metà degli oltre 7500 dipendenti di Twitter dopo l’acquisto dell’azienda il 22 ottobre da parte di Elon Musk per 44 miliardi di dollari. E’ da sempre che il mondo finanziario convive con il terrore di una possibile “ bolla “ nel mondo delle criptovalute che possa scatenare una nuova crisi globale. D’altro canto da sempre esiste il mistero sulle crypto e quindi anche uno stato endemico di insicurezza e paura. Basti pensare che ad oggi resiste ancora il massimo riserbo che si cela dietro al nome di Satoshi Nakamoto, per il mondo intero Mr. Bitcoin, considerato a ragione il suo ideatore, una delle persone più ricche in assoluto del pianeta. Un viaggio iniziato negli anni Settanta in California , che ha permesso l’incredibile creazione del Bitcoin, la crypto più diffusa ed iconica del nostro tempo. Di fatto la creazione del sistema tecno-monetario che ha trasformato a tutti gli effetti e per sempre l’economia per come la conoscevamo. Oggi , di riflesso, la stessa paura è traslata nella insicurezza sul grado di tenuta dei grandi fondi di private equity che potrebbero essere contagiati proprio dalle problematiche delle crypto. Il sistema finanziario globale è interrelato con le grandi operazioni a leva che sono finanziate sia dai grandi fondi di direct lending e di debito che direttamente dalle banche , a loro volta gli stessi investitori nei fondi insieme a diversi soggetti istituzionali. I fondi di venture capital e di private equity vivono e crescono sulla base delle rispettive raccolte fondi , la c.d. “ dry powder” che per i fondi europei è arrivata a quotare 266,9 miliardi di euro al 30 giugno 2022 . In pari data la “ dry powder “ globale è risultata pari a 3,6 trilioni di dollari. In “soldoni “ significa che i fondi nel loro insieme sono ancora oggi estremamente liquidi . Hanno una mole di denaro importante che non possono assolutamente tenere inattiva e improduttiva . Sono motivati ad investire celermente con il fine primo e specifico del rendimento che riusciranno ad ottenere come delta positivo al momento del disinvestimento . Il fine primario è rappresentato dal grado di utile da portare nel portafoglio degli investitori del fondo. Le operazioni finanziarie di buyout e di venture capital sono le tipiche operazioni che portano aziende dei più disparati settori a passare di mano da un fondo ad un altro in una continua giostra di M&A . Questa tipologia di operazioni risulta però essere molto più complessa nei momenti economico-finanziari come gli attuali dove risulta esistere uno scenario macroeconomico in stallo se non addirittura in recessione , con flussi di cassa in diminuzione per tutta l’economia e di conseguenza anche per i fondi . In questa situazione ripagare i debiti risulta essere di molto più difficile . Come conseguenza primaria per i fondi vi è che le valutazioni delle aziende in portafoglio subiscono repentine e drastiche diminuzioni di valore . Il rischio concreto che il “ giocattolo ” si rompa aumenta in maniera più che proporzionale diventando così una concreta possibilità. Tra le aziende attrici di queste operazioni assumono rilevanza quegli asset di provata qualità con un rendimento prospettico positivo e che continuano ad avere richieste, gli altri faticano a raccogliere interesse. Esiste un vero e proprio controllo della catena del valore dove le targhet ideali sono quelle con le tecnologie più avanzate che però riscontrano difficoltà nel go-to-market . Queste ultime sono i target ideali per tutte le grandi corporate che sono sempre alla ricerca sul mercato di opportunità di upselling con una significativa diminuzione della dipendenza tecnologica da terzi. In questo momento viviamo in un mercato con ipo a livelli minimi con un mercato del debito più costoso e quindi di gran lunga più selettivo. In questo contesto è diventato quindi di gran lunga più competitivo anche il mercato dei capitali privati pur mantenendo un suo trend positivo. Si è accentuata la professionalità ed anche l’abilità da parte degli investitori strutturati nel trovare soluzioni ad-hoc con operazioni basate sulle specifiche necessità di ciascuna società richiedente . Rammento che sono stati raccolti a livello globale oltre 200 miliardi di dollari dal 1/1/22 al 31/10/22 attraverso private placements con ancora una notevole mole di capitale disponibile da parte dei grandi investitori istituzionali. Nell’attuale contesto socio-economico volatile e penalizzante sulle mere valutazioni tecnico-economiche di asset , si sta rilevando un sempre maggiore interesse da parte degli investitori per quelle aziende caratterizzate da ritorni garantiti tramite il riconoscimento di dividendi e/o protezione del capitale investito con multipli garantiti che di fatto sono poi gli indicatori che permettono di rilevare , agli occhi degli investitori , il vero potenziale di una società.