
07 Lug BUSINESS LAWYERS : UP AND DOWN
La pandemia ha creato una forte pressione anche sugli studi legali e nelle società di consulenza. Le conseguenze organizzative e quindi sociali sono dipese dalla capacità e velocità di risposta del management interno alla struttura nell’essere stato pronto, reattivo e capace di portare a regime un nuovo sistema efficiente di politiche attive del lavoro completamente nuove ed inaspettate. Il mondo è cambiato . Il lavoro è cambiato . La società e le necessità sia dei propri dipendenti e collaboratori come dei clienti sono mutati creando nuovi generi di efficienze aderenti alle pressanti necessità ed al passo coi tempi . Oggi abbisognano di nuove capacità organizzative , di efficienza e di pronte risposte alle nuove problematiche del mondo del lavoro con applicazioni professionali in parte da inventare , soprattutto circa i tempi di intervento del professionista . Sintomatico è stato il fatto che a partire dall’inizio della pandemia , grande parte dell’attenzione normativa è stata rivolta alle imprese in difficoltà e quindi anche alle “ multinazionali di consulenza” , nel dover mettere in atto riduzioni di personale. Ne fa testo la Legge di Bilancio 2021 che ha introdotto significativi sgravi contributivi per il reclutamento di donne e giovani . Oggi la soluzione ottimale potrebbe essere un intervento integrato e strutturale che porti a ridurre la forbice esistente tra il costo del lavoro e quanto effettivamente percepisce il lavoratore: sarebbe una forte misura di rilancio. Il Covid ha segnato una frenata importante delle varie attività e quindi anche dei fatturati delle “ legal consultancy company” , fatto questo che si è subito rispecchiato in maniera preponderante nella diminuzione dell’attività lavorativa delle avvocatesse che rappresentano il 44% della popolazione del mercato dei servizi legali d’affari con però solamente il 21,3% di donne inquadrate nella figura di partner. In Italia le avvocatesse sono 115.724 contro i 115.571 uomini, ma “ attenzione, attenzione “ il gap salariale medio esistente tra donne e uomini è molto ampio : 25.000 euro contro i 40.180 ! Non è un caso che negli ultimi anni il mercato italiano del legal ( anche l’europeo è in evoluzione con aperture incrociate di sedi nei paesi UE di Legal Firm) abbia registrato un’impennata delle aperture delle multinazionali di consulenza. Questo perché il settore di consulenze legali integrate , oggi più che mai anche causa post-Covid, richiede sempre più competenze multidisciplinari direttamente connesse con il settore tecnologico e digitale. A livello economico rammento che nel mondo il mercato dei servizi legali vale oltre un triliardo di dollari, qui prevale più che mai l’integrazione di conoscenze interconnesse tra legale, business e tecnologia , ciò per fornire un’ampia gamma di servizi ad alta professionalità. Il futuro ha preso una direzione ben specifica : vi sarà sempre maggiore concentrazione dei “ player ” perché riescono e riusciranno sempre più a fare economie di scala e quindi offrire servizi specialistici a costi inferiori. In queste vere e proprie “ legal and advisory firm” aumenterà l’ingresso di capitale come pure una crescente distinzione tra ruoli manageriali ,operativi e tecnici. Personalmente ritengo che il “ cambiamento “ di modello sia arrivato e che l’unica alternativa al consolidamento in atto delle grandi società di consulenza sia l’aggregazione ( fusione) tra studi legali tradizionali di medio-grandi dimensioni con piccoli studi dotati però di un alto livello di specializzazione . Oggi esiste un grande fermento in Italia sul mercato M&A Legale, questo non è ancora esploso solo perché sono ancora in atto studi specifici sulle metodologie atte a definire un sistema oggettivo e condiviso indirizzato alla quantificazione del reale valore dello studio incorporando .