
04 Giu BUSINESS ANGELS
Figura che riveste un ruolo fondamentale anche nell’economia italiana. Sono un vero e proprio “acceleratore” per Start-up e PMI innovative . Trattasi per la maggior parte di privati che apportano fondi ad imprese nascenti in cambio di quote del capitale di rischio delle stesse. Oggi in Italia trovano attuazione nel fatto che vi è una sempre una più crescente liquidità privata parcheggiata nelle banche alla quale può corrispondere la concreta possibilità di raccolta capitali. Si tratta per la maggior parte quindi di persone fisiche private , liquide e dedite e/o sensibili a praticare investimenti, anche occasionali , ma con una predisposizione specifica a valutare le fasi di “problem solving” . Inizialmente pongono in essere attività prodromiche ad un potenziale investimento finalizzandole all’analisi e consequenziale risoluzione di eventuali problemi riscontrati nella Start-up prescelta. Prima di valutare il rischio e quindi la possibilità ad investire i “Business Angels” studiano e raccolgono il maggior numero possibile di informazioni sull’imprenditore e/ o gli “startupper” di riferimento nella società prescelta e ciò al fine di vedere se è passibile una potenziale rapida scalata con una buona eventuale replicabilità del progetto. Questo primo screening permette agli investitori di prendere contezza di quegli investimenti passibili di potenziali rischi e/o suscettibili a fallimenti e quindi scartarli . Ci sono otto criteri generali su cui poter far basare una prima valutazione della Start-up : 1) volontà del mercato di adottare un bene e/o servizio, per tempi, modi e quantità. 2) stato dell’arte e relativo sviluppo del nuovo prodotto. 3) grado di protezione della proprietà intellettuale a base del progetto. 4) valutazione sugli imprenditori di riferimento. 5) modello di business. 6) potenziale di crescita del mercato di riferimento in un “enne” periodo. 7) esperienza del management e composizione del team della Start-up. 8) solidità presente e futura , almeno per il medio periodo del piano finanziario. Da questa “fotografia analitica” sulla società prescelta e le persone che la compongono scaturisce il “ tempo del finanziamento” che mediamente può avere una durata di circa 4 anni . Trascorso tale termine i “ Business Angel” cercheranno di vendere le proprie quote a cifre non inferiori all’offerta pubblica iniziale aumentata di una minima percentuale di interesse che almeno vada a remunerazione parziale del capitale investito. Il processo di selezione degli investimenti per questa ristretta nicchia di investitori è soprattutto rivolta ad evitare scelte sbagliate più che a cercare assolutamente investimenti sicuri . Ciò perché i “Business Angel” effettuano statisticamente ed in base al capitale messo in gioco , meno investimenti che si chiudono con una perdita, La casistica che li riguarda evidenzia una percentuale alta di finanziamenti che si chiudono con un pareggio finanziario e/o un rendimento di modesta entità. Nella stessa statistica si nota come investano individualmente fino ad un massimo di 100.000 euro per singola operazione . Per importi superiori i “Business Angel” si riuniscono in c.d. “club deal”, ne è un esempio l’associazione italiana che riunisce al suo interno vari investitori informali, la IBAN ( Italian Business Angel Network). Un’ultima nota sul “momento temporale” preferito nel quale investono i “Business Angel”. L’intervento parte dalla fase iniziale ( detta anche primordiale) di una start-up indicata come “fase seed” e/o “early stage” , ovvero quando l’impresa non è ancora sul mercato oppure vi è da poco ed inizia a raccogliere le prime “metriche traction ”. (ndr: la cd “metrica di riferimento” è l’azione tramite la quale si invitano persone conosciute direttamente e/o indirettamente ad utilizzare il servizio proposto. Più specificatamente la “traction” è data dal c.d. “coefficiente virale” , ovvero il numero di nuovi utenti invitato per il tramite di vecchi utenti già acquisiti: più il valore del coefficiente risulta alto e maggiore risulta la “traction”). Nell’anno d’imposta 2019 vi è stato un incremento del 65% degli investimenti effettuati in Start-up e PMI innovative arrivando ad un capitale totale investito di 145.713.333 euro per un numero di 7.900 contribuenti- investitori che nella qualità di “persona fisica” hanno goduto della detrazione fiscale del 30% sul capitale investito. E’ di fatto per l’Italia un “parco liquidità” di rilevanza economica notevole, soprattutto in una prospettiva di supporto futuro alle imprese innovative ed è a questi investitori che si rivolge la detassazione sulle plusvalenze introdotta pochi giorni orsono dal Governo con il decreto “ sostegni-bis”. Oggi infatti da un lato viene eliminata l’imposta sostitutiva al 26% sul “capital gain” degli investimenti effettuati da persone fisiche in start-up e Pmi innovative tra il 1/6/21 e fino al 31/12/25 , purchè gli investimenti siano mantenuti per almeno tre anni. Dall’altro si prevede la detassazione delle plusvalenze sulle quote cedute di qualsiasi società di capitali purchè reinvestite entro un anno in realtà innovative : ciò fatto per generare un potenziale circuito economico-finanziario positivo a favore del comparto. Esistono statistiche fiscali sull’argomento le quali acclarano che le “operazioni agevolate” dei “Business Angel” nel 2019 hanno fatto confluire oltre 146 milioni di euro nell’ecosistema italiano delle società innovative ed anche durante il periodo pandemico i valori risultano in continua ascesa . Il segmento “early stage” ha chiuso il 2020 con 306 operazioni pari ad un + 86% sul 2019 , per un totale di 378 milioni di euro investiti e quindi in crescita di oltre il 40 % rispetto ai dodici mesi precedenti.