BRUXELLES E LE SUE LOBBY

BRUXELLES E LE SUE LOBBY

E’ sotto gli occhi di tutti   di come nel cuore pulsante e di potere dell’Europa  , pur se il popolo continui a votare per costituire il Governo  centrale di  Bruxelles le decisioni importanti vengano poi prese dalle èlite politiche , economiche e finanziarie : è la c.d. post- democrazia che avanza . Trattasi di una situazione  consolidata dove tutte le forme di democrazia , pur continuando formalmente a funzionare , sono di fatto diventate un semplice “rituale” perché  poi al momento dei conti  le decisioni ultime  vengono prese altrove.  Sono  specifiche figure che a tutti gli effetti non fanno parte della politica : è la forza delle lobby. Le decisioni economico-finanziarie centrali prese a Bruxelles sono sempre più dominate dalle grandi imprese globali . Ai singoli Stati non resta poi che “scannarsi” l’un l’altro  facendosi una strenua  concorrenza per attrarre sul proprio territorio almeno parte degli   investimenti di questi gruppi industriali globali.  La UE è tecnocratica  quindi  la politica viene sollecitata e accompagnata dal potere esaudiente delle lobby per decidere  gli obbiettivi e la qualità ( in teoria) etica dei mezzi politici poi usati per raggiungerli.  Nel modo di esecuzione la burocrazia così “modellata” e la tecnocrazia ne assicurano poi l’implementazione.  L’Europa è un grande circo dove sulla sua giostra siedono funzionari, lobbisti , giornalisti, ong  , sono tutti per mano in una onda lunga cavalcata dalle  istituzioni , dalle ambasciate e soprattutto dalle rappresentanze industriali sempre più potenti che organizzano meeting continui in cui  tutti si incontrano per decidere cosa e come spartirsi un certo affare. La figura della “lobby” fa da sempre parte della vita pulsante e decisionale di Bruxelles : 37 mila persone influenzano le istituzioni europee con i loro 26 mila uffici ma  di questi  solo 12 mila ufficialmente registrati nel “ Registro della Trasparenza” . Questa è una vera e propria banca dati che raccoglie tutte quelle organizzazioni che cercano di influenzare il processo legislativo e attuativo delle politiche delle Istituzioni Europee , di fatto ha la funzione primaria di monitorare le attività dei lobbisti dove il loro fine vero e primario  è  quello di fare pressioni sui legislatori della UE. Le compagnie che spendono di più su questo fronte sono tutte made in USA  appartenenti al settore dell’ high tech.  All’apice dei contributi lobbisti troneggia Meta , ex Facebook, che è passata dai 5,75 milioni di euro spesi per la sua lobby europea nel 2022 agli oltre 8 milioni di euro nei primi 9 mesi del 2023. A ruota segue Apple che è passata dall’investire 3,5 milioni agli oltre 7 milioni attuali  . Qualcomm , primo produttore americano di semiconduttori , è passato dai 1,75 milioni di euro a  4 milioni. Tengo a sottolineare come nel   settore  digitale  di “ public affair “  a Bruxelles ci siano ad oggi 651 aziende e come le prime dieci tra loro , con in testa Google, Amazon e Meta, spendano da sole oltre 40 milioni di euro all’anno. Questa forte impennata ha avuto inizio dopo  che nel corso del 2022 è partito lo studio ,  la preparazione e quindi l’approvazione del Digital Service Act , ovvero la responsabilizzazione delle piattaforme social. Finito questo step ora si lavora alacremente per “ guidare “ la strada legislativa europea sulla intelligenza artificiale. Dietro le compagnie del digitale spopolano le lobby legate al settore chimico con le tedesche Bayer e Basf . Quelle dell’ oil & gas con l’olandese Shell e quindi a ruota con i colossi Bp, Chevron, Exxon , Mobil, Total ma anche l’italianissima Eni. E’ presente ai vertici lobbistici anche il settore farmaceutico con tutte le più importanti compagnie di medicinali. Negli ultimi anni , anche a causa dei recentissimi conflitti ai confini d’ Europa , sono letteralmente esplose per numero e per importanza le lobby legate alla produzione delle armi . A ciò ha  contribuito direttamente anche la Commissione Europea nel momento in cui  ha letteralmente infranto il tabù di finanziare direttamente  con soldi pubblici europei i produttori di armi e mezzi di difesa.  Ricordo che l’attività di lobbying sul Consiglio Europeo, che poi approva le leggi comunitarie, viene  effettuato  direttamente sulle capitali degli Stati membri. Questi “ working group “ si svolgono tutti rigorosamente a porte chiuse, senza far trapelare resoconti sulle posizioni decise da ogni singolo Stato.  Sicuramente la fase in assoluto più delicata è quella riguardante la preparazione di una nuova legge dove è la Commissione Europea ad avere l’esclusiva legislativa. Deve essere chiaro che nessuno , né gli eurodeputati eletti dai cittadini, né il Consiglio può proporre direttamente le leggi . E’  un compito istituzionale esclusivo della Commissione che poi è anche l’organo che liquida gli importi  dei vari fondi europei. Quindi,  per motivi legati al liberalismo dominante a Bruxelles,  intorno alla Commissione Europea gravitano una miriade di gruppi di esperti,  consulenti,  partenariati pubblici e privati che di fatto “ aiutano “ l’esecutivo UE nella preparazione delle leggi e degli atti delegati , insomma la lobby a tutti gli effetti è ben dentro alle istituzioni europee. Oggi senza ombra di dubbio la lobby più importante è quella che gravita nel settore delle armi. Fino al 2014 il bilancio europeo non poteva essere impiegato per costruire armi, questo era lo spirito  di pace dell’Unione sorta sulle ceneri della seconda guerra mondiale. Poi Putin invade la Crimea , arriva le Brexit , Trump con i suoi poco indiretti attacchi alla Nato, gli attentati terroristici a Londra, Parigi e Bruxelles e da quel momento in un crescendo continuo tutto cambia. Nel 2017 nasce la Pesco, cooperazione tra i governi europei per progetti comuni e vengono distribuiti 90 milioni di euro per finanziare i primi 18 progetti sulle armi, nel 2020 si è passati ad oltre 500 milioni con il programma Edidp collegato a 41 progetti. Lo scopo oramai chiaro e dichiarato  della difesa europea è quello di sostenere “ alla grande “ l’industria bellica dell’ Unione. Oggi il Fondo Europeo per la difesa come  si legge  nell’ ultimo  Bilancio Europeo è pari a ben 7,9 miliardi di euro . La Francia , leader nel settore, gode di 225 milioni di euro , ben al di sotto di tale importo seguono Germania, Italia e Spagna. Anche in questo caso è tutto un gioco di potere e di lobby che,  a gran voce , partecipano a tutte le  decisioni sulle attribuzioni dei fondi che vengono prese in “ oscure stanze “ dove si decide degli interessi industriali che dominano le scelte europee , il tutto   in concerto con esperti e comitati di consulenza.