BRICS: ACCELLERATA SU EVOLUZIONE E CRESCITA

BRICS: ACCELLERATA SU EVOLUZIONE E CRESCITA

Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica ( appunto il BRICS ) hanno un’economia che è cresciuta nel primo ventennio del nuovo secolo ad una velocità media-annua di gran lunga superiore a quella di tutta l’Europa e degli USA. Per numero di abitanti nel 2023 i BRICS detengono più del 41% della popolazione mondiale . Hanno  una popolazione di molto più giovane rispetto all’Occidente quindi con una grande vitalità associata a costi sociali di molto inferiori. A questo si aggiunge la forte spinta demografica interna sommata a territori vasti , ad una disponibilità quasi infinita di forza lavoro ed inoltre un grado smisurato di materie prime.  Rappresentano  il 24% del Pil mondiale e nell’anno appena iniziato si avvicinano a superare il 16% del commercio internazionale. Nel gruppo dei Paesi del BRICS la Cina è quello che ha riscontrato, nonostante le criticità  succedutisi negli ultimi due anni  quali pandemia e conflitto in Ucraina , una crescita maggiore con un’economia aumentata di  quindici  volte quella di inizio secolo e tre volte superiore di quella di Giappone e Germania. Ma non sono tutte rose anche nell’ambito del BRICS . Si sono registrate difficoltà crescenti dovute principalmente all’aumento dei costi delle materie prime , al continuo fluttuare dei mercati finanziari globali collegati all’aumento dell’inflazione, alla continua diminuzione dell’  Import-export aggravato dalle consequenziali maggiori difficoltà registrate nei pagamenti internazionali. L’India , dopo lo storico record della crescita nell’anno 2010 con un + 10,3% , ha segnato un graduale rallentamento seguito , anche in questo Paese , da una brusca recessione durante la pandemia. In miglioramento i dati consolidati del biennio 2021-2022  anche se risentono del freno dell’ importante  debito pubblico , della lentezza delle riforme e soprattutto di un sistema bancario fragile e di tipica formazione medioevale. E’ di questi giorni anche l’evolversi in negativo della situazione del conglomerato multinazionale  indiano Adani  Group  e Adani Enterprises , settore energia  e attività di commercio in materie prime , già  attenzionato da tempo ed oggi  oggetto di “ short selling”  a seguito del rapporto-denuncia di un noto hedge fund internazionale che accusa la capogruppo di frode contabile , con un calo azionario che negli ultimi quattro giorni si attesta ad un – 30%. Oggi l’ India si trova a dover combattere  per continuare ad avanzare nel mondo  e quindi collega  i record demografici  con quelli dell’emigrazione per rivitalizzare la propria  economia. Nel 2020 ha segnato 83,15 miliardi di dollari di rimesse dall’estero aumentate di oltre il 10% nel corso del 2022. A livello di curiosità segnalo che L’India ha superato di molto anche la Cina per quanto concerne la propria leadership nella classifica mondiale delle rimesse dall’estero portate soprattutto dalla categoria a bassa manovalanza ma che vede oggi in crescita le fasce professionali come  ingegneri, ricercatori e manager di reparti tecnici. A campione sono 4,4 milioni gli indiani deli USA, 3,4 milioni negli EAU, 2,6 milioni in Arabia Saudita e 1,7 milioni in UK ed in Canada.  L’apertura al mondo della scienza e della tecnologia ha di fatto acuito la cultura pluralista dell’India. Il Brasile sta accusando un crisi economica profonda e differenziata a cui si aggiunge anche una profonda crisi politica e sociale .  I numeri a consuntivo del 2022 dimostrano come lo sviluppo del Paese sia  stato di molto inferiore rispetto al 2021 , con il valore del Pil sceso in un anno dal 4,6% allo 0,8%.  Anche il Sudafrica ha segnato il passo sul valore del proprio Pil ,  passando dal 4,9% del 2021 all’ 1,9% del 2022.  Discorso  molto diverso ma anche  più complesso è quello che riguarda la Russia , Paese che già registrava fragilità pre-esistenti al conflitto ucraino.  La Scope Ratings, principale agenzia di rating del credito Europeo che si interfaccia con le principali agenzie di rating USA quali Standard & Poor’s , Moody’s e Fitch, segnala come il Pil russo sia aumentato dello 0,7% negli ultimi cinque anni e l’economia russa , nonostante le arcinote sanzioni internazionali, alla fine del 2023 si contrarrà dell’ 8% , o anche meno, rispetto al 2021 anno economico ante guerra. Ma attenzione…!! La guerra in Ucraina, con la crisi che ha causato soprattutto per l’economia russa ma anche per tutte le altre economie , di fatto ha innescato un vero e proprio “ attacco allo storico dominio occidentale”.  Mi spiego meglio. Se da un lato la guerra  ha bloccato le attese di crescita della Russia,  dall’altro ha innescato una forte  accelerata  nella comunione d’intenti e nei tempi di  sviluppo dei BRICS.  I Pesi facenti capo al BRICS si sono sempre più interconnessi con la SCO ( Shanghai Cooperation Organization ), che vede tra i suoi membri Cina, Russia, India, Pakistan, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e  Uzbekistan . Questo gruppo economico e politico, che racchiude come visto anche tutte le odierne principali economie emergenti, ha attivato un “effetto volano”   anche per altri Paesi quali Iran, Algeria ed Argentina che hanno subito formalizzato la loro richiesta di adesione ed inoltre si stanno avvicinando, con rapporti commerciali sempre più stretti, anche Indonesia, Thailandia, Egitto, Kenya, Messico ( fatto che potrebbe diventare una spina nel fianco USA), Nigeria, EAU, Arabia Saudita, Senegal e Turchia. Un’ ultima nota riguarda come i BRICS siano sulla strada per coniare una “ Moneta Unica”  da utilizzare , al momento solo come moneta di riserva, che  baserà il suo valore sulla media delle cinque valute dei Paesi appartenenti e che permetterà agevolazioni e vantaggi nei loro scambi commerciali andando di fatto a diminuire sempre più il ruolo nei pagamenti del dollaro USA. L’intenzione è forte e  quanto chiara  : colpire al cuore il potere finanziario dell’Occidente sul mercato globale.