“BELT AND ROAD INITIATIVE” : UPS AND DOWNS CON IL MONDO

Con il nome internazionale “BRI” viene riconosciuta la cosiddetta “via della seta” . L’adesione dell’Italia alla “BRI” attraverso un protocollo di intesa ha creato un caso essendo il nostro un paese di peso europeo, tra i fondatori dell’Unione e membro stabile del G7 . Tutte le perplessità di questi giorni, nascono proprio da qui . Il memorandum che si andrà a sottoscrivere durante la visita del presidente cinese XI JINPING , durante la visita a Roma del 22-24 marzo , non contiene però alcun obbligo da parte nostra e non è contrario ai principi e valori europei . Inoltre l’Italia ha il “golden power” che permette di bloccare qualsiasi operazione su attività strategiche contrarie all’interesse nazionale. Il memorandum Italia- Cina potrà offrire opportunità irrepetibili per le nostre imprese. Nel merito è un accordo commerciale tra Italia e Cina preannunciato dall’odierno memorandum alla firma. , Un protocollo di intesa tra il Governo Italiano e quello della Repubblica Popolare Cinese. In esso si leggono dettagliatamente sei temi primari: 1) le linee guida sugli investimenti; 2) trasporti ed infrastrutture; 3) investimenti comuni; 4) collaborazioni finanziarie tra i due paesi; 5) collaborazioni nella cultura e nella ricerca; 6) cooperazione in ambito ambientale. Suscita in chi scrive un forte stupore l’imbarazzo che siffatto memorandum ha causato in altri partner europei . Infatti tale intesa è di molto meno appagante di tanti altri patti siglati tempo addietro da altri paesi. Basti pensare ad esempio alla Germania le cui odierne previsione negative sul Pil in gran parte sono dovute alla frenata dell’economia cinese.  Oggi gli investimenti cinesi in Italia, valgono 22 miliardi di euro contro gli ottanta in Gran Bretagna, i 40 in Svizzera ed i 180 miliardi di dollari negli Stati Uniti. Anche in altri paesi sono arrivati investimenti cinesi e nessuno ha mai protestato. Tra gli altri Malta, Bilbao, Zeebrugge, Anversa ,in Egitto ed in Israele. Da una prima analisi posta in essere dalla UE , la stessa si è dichiarata non preoccupata per l’intesa e questo perché gli Stati membri non possono negoziare accordi che contraddicono le norme europee ed in qualsiasi caso anche la politica commerciale è di competenza europea. Gli investimenti cinesi nella “BRI” saranno pari a mille miliardi di dollari. Trenta sono i treni carichi di containers cinesi settimanali che oggi arrivano in Germania al nodo ferroviario di Duisburg. D’altro canto, la strategia di suddividere il trasporto per terra e per mare è dato dal fatto che il costo del trasporto ferroviario, rispetto a quello via mare, è superiore del 90 % mentre, viceversa, la durata di un trasporto è di 12 giorni , quello via mare 45. Ecco allora che l’accordo di Pechino con l’Italia permetterebbe ai prodotto cinesi di entrare in Italia ad ovest dal porto di Genova e di Vado Ligure, agganciandosi al sistema ferroviario e di scalo merci per il nord ovest del paese con collegamenti autostradali e ferroviari  con Francia, Spagna, Germania e tutto il Nord Europa. Nel memorandum si prevede la costituzione di una società con il più grosso gruppo cinese la Cccc ( Chinese Communications Construction Company) atta alla realizzazione di alcune delle grandi opere necessarie al sistema logistico dei porti liguri, dove la Cina pesa già per il 30 % del volume degli interscambi totali (ndr. la Cccc ha partecipato anche al bando di partecipazione al nuovo Ponte Morandi). Soprattutto sensibile sarebbe l’ampliamento dell’area del Fin Cantieri di Sestri Ponente, oggi tagliata in due dalla ferrovia. Questo perché dal punto di vista industriale esistono rapporti storici e consolidati tra Fincantieri  e la Cssc ( China State Shipbuilding Corporation) per tutti i segmenti di costruzioni navali mercantili. Inoltre, vi sarebbe l’importante investimento per la realizzazione di una nuova banchina atta alla costruzione di navi da crociera oggi realizzate solo a Monfalcone ( ndr. esiste già una maxi commessa per la realizzazione di navi per il mercato cinese dove il segmento crocieristico, pur essendo agli albori ha una domanda in forte e continua crescita). Ad est la stessa tipologia di investimenti strutturali sarà indirizzata al porto di Trieste dove è atteso da tempo, e con ansia, il via libera dell’Autority portuale per una “Free Zone” dedicata agli investimenti cinese nella logistica.

Fabio Accinelli