BANCHE: L’ESTATE DELLE GRANDI FUSIONI

BANCHE: L’ESTATE DELLE GRANDI FUSIONI

Bill Gates  una volta  disse: “ Banking is necessary.  Banks are not”.  La pandemia ha cambiato  tutto il mondo  ed anche il  mondo delle banche è cambiato.  Fondamentale e necessario è pensare ad un  nuovo modello di business per le banche basato  su piattaforme di “open banking” aperte  alla condivisione di informazioni e servizi vari con terze parti.  Nel mondo bancario e non solo è esploso un nuovo ecosistema digitale che dovrà necessariamente includere non solo operatori bancari, ma anche soggetti di non diretta origine bancaria che dovranno  costruire partnership con i “big tech”  da imporre agli “incumbent” bancari  con il  fine ultimo di sviluppare logiche di business. E’ un futuro prossimo , anche se complesso,   dove la sfida finale si giocherà  sul filo  delle competenze. In Italia, patria di banche generalistiche piccole e/o medie , saranno necessari investimenti importanti sulle risorse umane che possano  colmare il gap di competenze specialistiche con  investimenti tecnologici e  “fintegrazioni” idonee per  essere competitivi con  sistemi avanzati di “ platform economy”. E’ il futuro necessario e non  più rimandabile con un orizzonte strategico non solo per tutti i “ new comers”, ma anche e soprattutto per tutti gli “ incumbent” che soffrono il cambiamento e l’Italia bancaria ne soffre da sempre, oggi più che mai.   Bisogna pianificare per crescere tramite   una visione sempre più globale. Nelle banche italiane è diffusa la  “resistenza “ al cambiamento  . L’evoluzione digitale, come sopra detto, porterà ad un radicale consolidamento dell’offerta  tramite  “ blockchain” , tecnologia primaria  per lo sviluppo dei mercati finanziari,  che dovrà trovare il proprio spazio anche nel settore bancario di un futuro oramai iniziato.  Il segreto è più che mai entrare in nuovi segmenti di business al  momento  dominati dalle fintech.  Oggi , di fatto,  il sistema bancario italiano, grazie al blocco del pagamento dei dividendi ed al  congelamento ancora in atto delle  varie e molteplici sofferenze, gode  di un  elevato grado di patrimonialità  disponibile, valori economici rilevanti indirizzabili verso  l’attuazione di aggregazioni bancarie   più competitive in un mercato del credito sempre più globalizzato.   Nei momenti della pandemia  si sono avviate  risposte  bancarie concrete verso le molteplici difficoltà che hanno colpito  sia la comunità imprenditoriale che  le famiglie . Sono stati  erogati  prestiti garantiti per circa 200 miliardi  di euro ed altresì  si sono gestite  oltre  2,3 milioni di pratiche  per moratorie.  Ci sono Istituti in crisi, tra i quali  emergano Carige e Monte Paschi , che spingono verso l’idea sempre più condivisa di modificare  e  ridisegnare l’assetto del sistema  bancario  italiano con la creazione di tre grandi poli . Oggi i fattori che spingono verso questo disegno sono principalmente  :  la possibilità di gestire  positivamente eventuali esuberi di personale,  le nuove e concrete opportunità fiscali , l’ agibilità organizzativa.  Unico vincolo esistente  è il tempo limitato.   Impegni formali di riassetto e ristrutturazioni   tramite l’uso di  consolidamenti economico-finanziari, permetterebbero una più facile ed elastica gestione del settore critico  della svalutazione dei crediti , il c.d. “ calendar provisioning”.  In questo contesto  prendono corpo  alcuni problemi , non più rimettibili nel tempo , quali l’aumento dei crediti deteriorati e lo stato di crisi di alcuni istituti bancari a carattere locale quali le popolari del sud: in Puglia, Basilicata e Sicilia.  La soluzione da parte dell’Autorità di controllo , per voce del Governatore della Banca d’Italia , Ignazio Visco, è imperativa : o si riducono drasticamente con ristrutturazioni ad hoc i costi oppure non essendoci più tempo si interverrà d’ autorità.  Nel quadro operativo nostrano vi è   il Mediocredito Centrale quale  figura naturale atta ad assumere i resti del sofferto dei crediti del sud Italia, peraltro come già accaduto per Popolare di Bari. Gli occhi sono  quindi rivolti verso  UniCredit che sarebbe interessata ad acquisire il gruppo di Siena, con la possibilità  di poter scaricare un notevole ammontare di NPL ( non performing loans), lo Stato che è il principale azionista di Monte Paschi ,  dopo l’attuazione  degli “ stress test” della Bce che formalizzeranno  l’ammontare di capitale di cui necessita Mps  , ringrazierebbe.  UniCredit risulta essere interessata anche a proporre un’offerta pubblica   su Banco Bpm , e ciò nonostante che lo stesso Banco Bpm sia interessato, a sua volta, a svolgere un ruolo primario nel contesto bancario italiano come  aggregatore.  Come diceva Gustave Flaubert : “ Concorrenza: l’anima del commercio” e così auspico  personalmente la nascita di un terzo polo che di fatto permetterebbe  l’aumento del grado di concorrenza nel mercato del credito , consentendo così di investire nelle attività di fintech.  Circa la posizione Carige oggi è controllata dal  “ Fondo interbancario di tutela dei depositi “ che ha già avviato la procedura per la cessione della propria quota trattando su  più  tavoli con  le interessate Credem, Bper, Banco Bpm e  Credit Agricole. In conclusione   un’ultima nota:  attenzione alla crescita continua di Leonardo Del Vecchio in Mediobanca, ciò  rafforzerà gli scenari di un’integrazione con UniCredit, di cui peraltro il patron di Luxottica è già azionista.