
14 Lug BANCHE: L’ESTATE DELLE GRANDI FUSIONI
Bill Gates una volta disse: “ Banking is necessary. Banks are not”. La pandemia ha cambiato tutto il mondo ed anche il mondo delle banche è cambiato. Fondamentale e necessario è pensare ad un nuovo modello di business per le banche basato su piattaforme di “open banking” aperte alla condivisione di informazioni e servizi vari con terze parti. Nel mondo bancario e non solo è esploso un nuovo ecosistema digitale che dovrà necessariamente includere non solo operatori bancari, ma anche soggetti di non diretta origine bancaria che dovranno costruire partnership con i “big tech” da imporre agli “incumbent” bancari con il fine ultimo di sviluppare logiche di business. E’ un futuro prossimo , anche se complesso, dove la sfida finale si giocherà sul filo delle competenze. In Italia, patria di banche generalistiche piccole e/o medie , saranno necessari investimenti importanti sulle risorse umane che possano colmare il gap di competenze specialistiche con investimenti tecnologici e “fintegrazioni” idonee per essere competitivi con sistemi avanzati di “ platform economy”. E’ il futuro necessario e non più rimandabile con un orizzonte strategico non solo per tutti i “ new comers”, ma anche e soprattutto per tutti gli “ incumbent” che soffrono il cambiamento e l’Italia bancaria ne soffre da sempre, oggi più che mai. Bisogna pianificare per crescere tramite una visione sempre più globale. Nelle banche italiane è diffusa la “resistenza “ al cambiamento . L’evoluzione digitale, come sopra detto, porterà ad un radicale consolidamento dell’offerta tramite “ blockchain” , tecnologia primaria per lo sviluppo dei mercati finanziari, che dovrà trovare il proprio spazio anche nel settore bancario di un futuro oramai iniziato. Il segreto è più che mai entrare in nuovi segmenti di business al momento dominati dalle fintech. Oggi , di fatto, il sistema bancario italiano, grazie al blocco del pagamento dei dividendi ed al congelamento ancora in atto delle varie e molteplici sofferenze, gode di un elevato grado di patrimonialità disponibile, valori economici rilevanti indirizzabili verso l’attuazione di aggregazioni bancarie più competitive in un mercato del credito sempre più globalizzato. Nei momenti della pandemia si sono avviate risposte bancarie concrete verso le molteplici difficoltà che hanno colpito sia la comunità imprenditoriale che le famiglie . Sono stati erogati prestiti garantiti per circa 200 miliardi di euro ed altresì si sono gestite oltre 2,3 milioni di pratiche per moratorie. Ci sono Istituti in crisi, tra i quali emergano Carige e Monte Paschi , che spingono verso l’idea sempre più condivisa di modificare e ridisegnare l’assetto del sistema bancario italiano con la creazione di tre grandi poli . Oggi i fattori che spingono verso questo disegno sono principalmente : la possibilità di gestire positivamente eventuali esuberi di personale, le nuove e concrete opportunità fiscali , l’ agibilità organizzativa. Unico vincolo esistente è il tempo limitato. Impegni formali di riassetto e ristrutturazioni tramite l’uso di consolidamenti economico-finanziari, permetterebbero una più facile ed elastica gestione del settore critico della svalutazione dei crediti , il c.d. “ calendar provisioning”. In questo contesto prendono corpo alcuni problemi , non più rimettibili nel tempo , quali l’aumento dei crediti deteriorati e lo stato di crisi di alcuni istituti bancari a carattere locale quali le popolari del sud: in Puglia, Basilicata e Sicilia. La soluzione da parte dell’Autorità di controllo , per voce del Governatore della Banca d’Italia , Ignazio Visco, è imperativa : o si riducono drasticamente con ristrutturazioni ad hoc i costi oppure non essendoci più tempo si interverrà d’ autorità. Nel quadro operativo nostrano vi è il Mediocredito Centrale quale figura naturale atta ad assumere i resti del sofferto dei crediti del sud Italia, peraltro come già accaduto per Popolare di Bari. Gli occhi sono quindi rivolti verso UniCredit che sarebbe interessata ad acquisire il gruppo di Siena, con la possibilità di poter scaricare un notevole ammontare di NPL ( non performing loans), lo Stato che è il principale azionista di Monte Paschi , dopo l’attuazione degli “ stress test” della Bce che formalizzeranno l’ammontare di capitale di cui necessita Mps , ringrazierebbe. UniCredit risulta essere interessata anche a proporre un’offerta pubblica su Banco Bpm , e ciò nonostante che lo stesso Banco Bpm sia interessato, a sua volta, a svolgere un ruolo primario nel contesto bancario italiano come aggregatore. Come diceva Gustave Flaubert : “ Concorrenza: l’anima del commercio” e così auspico personalmente la nascita di un terzo polo che di fatto permetterebbe l’aumento del grado di concorrenza nel mercato del credito , consentendo così di investire nelle attività di fintech. Circa la posizione Carige oggi è controllata dal “ Fondo interbancario di tutela dei depositi “ che ha già avviato la procedura per la cessione della propria quota trattando su più tavoli con le interessate Credem, Bper, Banco Bpm e Credit Agricole. In conclusione un’ultima nota: attenzione alla crescita continua di Leonardo Del Vecchio in Mediobanca, ciò rafforzerà gli scenari di un’integrazione con UniCredit, di cui peraltro il patron di Luxottica è già azionista.