A SLAP IN THE FACE

La Corte Costituzionale tedesca nella seduta del 5 Maggio 2020, dopo settanta anni di storia dell’Unione Europea e trascorsi 22 anni dalla istituzione della Banca Centrale Europea, ha messo in dubbio la capacità di agire della BCE nei momenti di forti turbolenze economiche come quelle trascorse o l’attuale.  Ciò di fatto ha inficiato, se mai ce ne fosse ancora bisogno, la “forza imperativa “ che traspare nelle azioni esercitate dalle altre banche di riferimento alle superpotenze economiche . È uno scontro senza precedenti tra le istituzioni comuni e quelle dirette di un singolo Stato, che mette in forse il fatto se nell’area EURO il potere sia  nelle mani delle istituzioni UE o nelle mani di un singolo Stato, quello tedesco. La “bomba” fatta implodere dalla Corte Costituzionale tedesca non è solamente di carattere legale ma ha pure una forte connotazione politica. La sentenza riguarda il programma di acquisto di titoli pubblici avviato nel 2015 dalla BCE sotto la presidenza di Mario Draghi . Con tale atto di forza la magistratura tedesca ha “ avvolto” , di un’ ombra densa , l’istituzione comune che ha il compito specifico di attuare la politica monetaria dei 19 Paesi dell’Unione che hanno aderito alla moneta unica, riconducibile alla c.d. Zona Euro. È quindi l’Eurosistema tutto che viene colpito da questa azione che, anche se troverà un componimento , com’è possibile, lascerà un segno indelebile nel futuro è sull’autonomia e liberalità decisionale della BCE. Rammento che l’Eurosistema è l’organo UE che raggruppa al suo interno la BCE e le Banche Centrali Nazionali (BCN) degli Stati membri della CEE che hanno adottato l’euro; di fatto è l’istituzione che gestisce e regola l’eurozona. ecco allora la svolta , atta a contrastare di fatto questa istruzione giudiziale tedesca, dimostrando l’autonomia decisionale della BCE. La nascita del Recovery Plan da 750 miliardi , 500 in trasferimenti a fondo perduto e 250 in prestiti, un’azione senza precedenti nella storia dell’integrazione europea: una crisi straordinaria ha richiesto risorse straordinarie unite ad una solidarietà altrettanta straordinaria. ( ndr: Recovery Fund è proposto dalla Commissione UE con l’iniziativa  “ Next Generation EU”  capiente di 750 miliardi tra aiuti a fondo perduto  e prestiti da distribuire ai Paesi membri . I fondi saranno reperiti sul mercato attraverso emissioni di bond garantiti direttamente dal bilancio UE) . Trattasi di un programma atto a contrastare i danni del coronavirus trasformando l’economia dei paesi CEE però con precisi parametri guida quali green, digitale, inclusione sociale e quindi lasciando ad ogni singolo Stato la responsabilità della propria crescita . La parte centrale del piano prende il nome di Recovery and Resilience Facility: 310 miliardi di trasferimenti e 250 di prestiti che arriveranno ai diversi Stati in tranche legate agli obiettivi della riforma di ogni singolo Piano Nazionale di investimenti della durata temporale fissata al 2024, da presentarsi ad Aprile e/o ad Ottobre. Ogni singolo Stato dovrà autonomamente stabilire le priorità è la Commissione quindi ne verificherà la coerenza. Con il Recovery Plan all’Italia sarebbero destinati 172,7 miliardi di euro , di cui 81,8 a fondo perduto e 90,9 in prestiti, quindi essendo l’Italia uno Stato “contributore netto” al bilancio UE  diventerebbe così anche un “beneficiario netto”  . Dal 2028 l’Italia dovrà versare 54, 7 miliardi calcolati sulla base della propria quota nel bilancio UE  che oggi risulta essere pari al 13% . In soldoni un trasferimento netto di 32 miliardi, pari al 2% del Pil, calcolando 87 miliardi di grano (ndr: redistribuzione tra le parti interessate della ricchezza netta). Un’attenzione particolare quindi vá  posta sulla differenza con gli Eurobonds, perché non si tratterà di risorse ai bilanci statali , ma bensì contributi d’investimento e quindi vere e proprie risorse mirate per progetti ben definiti ed approvati dalla Commissione. Questi fondi non potranno essere utilizzati per il taglio delle tasse ( IRPEF) perché altrimenti si tratterebbe di un’operazione strutturale necessitante , quanto tale, di una copertura stabile e per sempre nel tempo, il nuovo piano europeo invece ha un termine temporale ben preciso ed immutabile. Sono fondi specificatamente pensati per favorire la coesione sociale , incrementare gli investimenti nel settore digitale , dell’ambiente e della sostenibilità. Tutto ciò detto però, com’è la situazione che si vive oggi in Italia. In tutto questo bailamme di numeri, idee, proposte, paure, lacrime e speranze di sopravvivere, dopo il via alla riapertura delle attività commerciali ed imprenditoriali si è visto che mediamente solo l’80 % è ancora operativo. Gli imprenditori sono prostati da una profonda ed irreversibile crisi di liquidità sia attuale che prospettiva, situazione che è prodromica alla chiusura a strettissimo tempo di attività e fabbriche che non arriveranno mai a Natale e tutto ciò con un aumento esponenziale della disoccupazione. La cosa più deprimente e che consuma le persone nel loro “dentro”, nella loro anima , é il clima di incertezze verso il futuro che si vive e che forse si dovrà  vivere. L’essere umano da sempre basa la sua vita ed il suo futuro sulla percezione “fisica” del momento che vive e sulla sua visione del futuro, ed è proprio il futuro che oggi non si riesce a vedere: neppure ipotizzare. Lo Stato deve correre  in aiuto dei suoi imprenditori, delle famiglie e quindi dei singoli lavoratori; deve intervenire con fermezza per ridisegnare un sentiero di ripresa economica, finanziaria e civile fatto di crescita e sviluppo. Urgono cambiamenti strutturali e la BCE  pure con mille difficoltà ed anche conflitti interni tra partnership ne stá dettando i primi contorni.

Fabio Accinelli