313: QUANDO LO SPREAD FA MALE

Ieri ha chiuso a 308 punti base oggi, in apertura, è già a 313. Questo è il valore  dello spread tra i titoli decennali italiani ed i Bond decennali tedeschi . Lo scenario economico dell’ Erozona è sempre più costellato di incertezze e tensioni. All’inizio è stata la Brexit, poi un guerra commerciale senza confini e regole , oggi è il nostro paese a creare paure separatiste oltre ché essere un possibile esempio per molti altri paese  europei oramai da tempo e sempre più disinnamorati dell’Europa. In analisi economica uno spread siffatto fa male e causa danni . Danni e problemi economici , oggi non stimabili con esattezza , ma di sicura ricaduta sul capitale delle Banche Italiane che si ritrovano a detenere, nel proprio patrimonio, titoli di Stato per un totale di 378 miliardi di euro. In questo contesto, per oggi ,è atteso il giudizio  sull’Italia ,(che io definirei, più che altro ,un vero e proprio verdetto) da parte dell’Agenzia di Rating Standard & Poor’s ,la quale ottempererà ad un outlook negativo con conseguente declassamento  che sarà di fatto causa alla ripartenza della corsa del differenziale. Il 5 marzo 2018 , giorno dopo le elezioni politiche italiane, lo spread era a 136 punti base , in sei mesi siamo arrivati, come detto a 313. Tutto ciò porta a configurare la impellente necessità ,per le Banche  che vi sia una riduzione del valore dello spread ,inserito in un contesto di non “guerra” alle istituzioni che sorreggono l’Euro. Questo perché i 378 miliardi di Bond, che oggi si trovano nel portafoglio delle Banche, perdendo il loro valore, andrebbero direttamente ad intaccare il capitale delle Banche stesse. A ciò si aggiunga il fatto che  lo spread agisce direttamente anche sulla repentina salita dei tassi di interesse che famiglie ed imprese dovranno pagare contraendo nuovi prestiti. Personalmente ritengo che il problema di questo aumento continuo dello spread non sia legato direttamente alla manovra posta in essere dal Governo ,ma bensì dalla paura che hanno i mercati che il nostro paese possa uscire dall’Euro dando così un implemento sempre maggiore ed incontrollabile sui venti separatisti che aleggiano sempre su maggiore insistenza sull’Unione . Di questi temi ne ha parlato, da Francoforte, anche Mario Draghi , Presidente della Banca Centrale Europea, al termine del Board della stessa Banca. In ultimo ,ma non per importanza ,non bisogna dimenticarsi che il 31.12 2018 avrà termine il “quantitative easing”, ovvero il piano studiato a suo tempo e poi posto in essere ed attuato dalla BCE inerente l’ acquisto di titoli di Stato di tutti i paesi membri dell’Europa con lo scopo specifico di far risalire l’inflazione, fatto questo che ha permesso un rilancio effettivo di domanda ed offerta immettendo consequenzialmente denaro fresco nel circolo economico.

 

Fabio Accinelli