2019: TENSIONI, DUBBI E PAURE PER L’EUROPA, L’ITALIA CON UN OCCHIO A WALL STREET

Il 2019 sarà l’ anno delle grandi scelte e dei grandi cambiamenti.Per forza! Non c’è alternativa! Ha iniziato Londra, con la bocciatura , due giorni fa, della prima stesura dell’accordo per la Brexit con l’Europa .Di ieri , invece,  il salvataggio in extremis del sempre più tentennante governo May .La tensione creata dalle politiche “Hard” della Casa Bianca , il tutto condito dall’ incubo mondiale di una nuova recessione, dalle vicende interne nella UE e quindi dall’andamento consequenziale  dell’economia mondiale.

A) EUROPA : La bocciatura, da parte della Camera dei comuni ,dell’accordo di massima che era stato raggiunto da Downing Street e Bruxelles ha paralizzato l’uscita britannica dalla UE, ipotizzando l’incubo di un divorzio senza accordo e con una scadenza ormai fissata per fine marzo.Oggi vi è l’aumento delle probabilità  che si giunga ad un prolungamento oltre la data già fissata del 29.03.2019 con consequenziale revoca all’articolo 508 e la proposta di un secondo referendum. Occorre velocemente fermarsi , ottenere un rinvio che permetta alla Gran Bretagna chiarimenti scritti sulla posizione del confine tra Irlanda del Nord e Repubblica di Irlanda. Ciò in attesa che i 27 stati dell’unione accendano la campagna elettorale del 23/26 Maggio u.s. che porterà al rinnovo del Parlamento europeo , per poi scegliere il Presidente della commissione , quello del Consiglio e quello della BCE. Questo quadro sembra una “morsa” composta da Brexit da una parte, elezioni europee dall’altra e nel mezzo un’ Europa che rischia di rimanerne schiacciata e bloccata come non mai. E non solo! Il 2019 sarà sicuramente segnato dalla sindrome europea dettata da una possibile “perdita dell’America” , dove ad angustiare i governi europei è la volontà di Donald Trump di voler smontare pezzo per pezzo un ordine internazionale economico-finanziario che proprio gli Stati Uniti D’America avevano faticosamente costruito con l’Europa dopo la fine della  seconda guerra mondiale. Il timore reale per gli Europei, sotto il punto di vista economico ,è che  Donald Trump possa essere rieletto anche nel 2020 , cosa questa che sicuramente dovrà indirizzare l’Europa nel corteggiamento alla vicina Russia : non è un segreto per nessuno che l’odierno “fattore Trump” favorisca il Cremlino di Putin. In questo quadro, in Europa, si registra un forte decremento nella crescita, dovuto anche dal rallentamento segnato dall’economia Cinese che vive questo momento in attesa di capire se sul commercio USA – Cina si troverà un compromesso idoneo a tutti o si farà la guerra. Le previsioni economiche di crescita nell’Euro zona per il 2019 si pongono sul 1,6 % ,con però, una forte tendenza al ribasso. Non va dimenticato che tra ottobre e novembre 2018 l’attività industriale in Germania è scesa all’1,9% e qui si è iniziato a ventilare la possibilità di una novazione alla crisi del 2008.

B)ITALIA:L’analisi economica cui vorrei porre l’attenzione oggi è un pò diversa dal solito perché darò un veloce excursus sulle 10 famiglie più ricche di Piazza Affari e sul Tesoro. Entrambe queste categorie hanno oggi pagato il conto della volatilità del mercato ,il tutto avvolto in un aurea di timori globali . I Garavoglia con 714 milioni (con Campari salita del 15,5 % e 30 milioni di cedole) sono la famiglia italiana più ricca. Segue Del Vecchio, anche se nel 2019 ha già preventivato di lasciar la piazza di Milano per quella di Parigi; Remo Ruffini proprietario del marchio Moncler ed i Formiggini di Amplifon . Tra le famiglie che hanno perso, vi sono invece De Longhi, Agnelli ( passata da 6.329 milioni del 2017 a  6.028 del 2018), Besnier patron di Parmalat , Berlusconi (passato da 4.261 milioni a 3.455) , Benetton e Rocca. Il paniere dei 40 titoli più rappresentativi, il cosiddetto Ftse Mib ha chiuso l’anno con una perdita netta del 16,2 %. Il valore complessivo del portafoglio dei 10 big è sceso, sempre nel 2018, di 6 miliardi di euro ovvero da 62,5 a 56,5 miliardi. In tutto ciò non va dimenticato che il 2017 aveva incoronato la borsa italiana reginetta delle piazze europee oltre che anche di molte altre piazze internazionali, con un + 15 %. Nel 2018 vi è stato lo storno di dividendi pari a 1,36 miliardi a favore delle prime 10 famiglie più ricche in Italia , quindi il saldo complessivo tra “capital gain” (ovvero guadagni e/o perdite  dovute alle variazioni del prezzo) e cedole riporta un segno negativo pari a 4,69 miliardi, mentre nel 2017 il saldo era stato positivo per 4,31 miliardi . Il 2018 porta in rosso anche le partecipazioni dello Stato con un 4,97 miliardi di minusvalenza contro un saldo positivo di 2,96 miliardi nell’anno 2017, la grande parte di tale  saldo negativo è imputabile, per 3,5 miliardi, alla totale partecipazione in Mps. Specifico  che per le partecipazioni dello Stato vengono considerate sia quelle possedute dal Ministero dell’Economia  che  quelle tramite Cassa Depositi e Prestiti. Per il discorso delle “famiglie più ricche” è stato considerato, invece,  l’insieme delle partecipazioni in società quotate sul listino milanese tramite fiduciarie, finanziarie non quotate, possesso diretto delle quote;

C) WALL STREET :Dopo il recupero delle quotazioni post capodanno, motivato dalla convinzione che la Fed sospenderà l’innalzamento dei tassi nel 2019, la borsa newyorkese, oggi sente come incombente l’incubo sulla liquidità . Il merito dell’aumento deciso nelle ultime sei sedute di Wall Street è infatti tutto di Jerome Powell , presidente della Fed il quale aveva pubblicamente dichiarato che “… la Fed è preparata ad aggiustare in modo rapido e flessibile la propria politica e ad usare tutti gli strumenti che si rendessero necessari per sostenere l’economia..”. Questa è stata un’ affermazione legata ad un discorso più ampio e di carattere prettamente economico ,che ha convinto gli operatori finanziari che la Fed sia tornata ad essere partner dei mercati con un’ attenzione particolare nel volerli proteggere. Il risultato dopo aver perso quasi il 20% nel solo mese di settembre è stato il rimbalzo ad un + 6%. Se la ragione di una politica monetaria non più ristrettiva sta nel presunto forte rallentamento dell’economia (indirizzata ad una possibile recessione) , la volontà di Fed di ascoltare i mercati verrebbe solo vanificata da un eventuale rialzo della borsa . Bisogna stare attenti però perché il rialzo della borsa newyorkese nelle prime sedute del 2019 è stata causata più da acquisti atti a ricoprire le posizioni al ribasso che, di fatto, da un quadro macroeconomico effettivamente cambiato. Tema principale in tale situazione è il timore non di una possibile recessione bensì della rarefazione della liquidità, ovvero del grado di liquidità effettivamente immessa nel sistema . Tra rialzo di tassi di interesse , declino della base monetaria e riduzione dell’attivo Fed , la liquidità idonea a far ben funzionare il sistema sarebbe quindi insufficiente, in altre parole inadeguato a farlo lavorare come ai ritmi del 2017. Aggiungasi a ciò che sono in caduta libera le emissioni di bond societari , soprattutto quelli ad alto rendimento. Il quadro che se ne ottiene per il 2019 è quello di un mercato “inchiodato” perché illiquido come accadde nel 2008. Facendo una riflessione economica, si evidenzia come un ciclo economico globale attualmente in fase di rallentamento si stia scontrando con la normalizzazione monetaria creando così un ulteriore indebolimento. I mercati oggi stanno pagando le conseguenze di lunghi anni di QE (quantitative easing) e quindi la necessaria riduzione degli attivi delle banche centrali nel tentativo di riportare alla normalità la politica monetaria. Soluzione per i mercati USA? Forse sarebbe, secondo il pensiero del sottoscritto, quella che la Fed decidesse di congelare il proprio attivo, soluzione richiesta e pretesa oggi anche dal mercato.

Fabio Accinelli