1404 MILIARDI: IL COSTO DELL’EMOTIVITA’

I dissesti economico-finanziari di oggi sono causati anche da fattori extra economici, quali l’emozioni e la psicologia umana. La pura teoria macro-economica non basta più. Occorre inserire nel mondo finanziario nuovi canoni forti e persuasivi che facciano ripensare, a tutti gli operatori di mercato, i principi base dell’economia. Parlo di “animal spirit“.  Sono proprio gli “spiriti animali“ il vero motore dell’economia, forze che spingono le persone ad agire come una sorta di “carica vitale“. Il termine “animal spirit” era stato già usato dall’economista inglese John Maynard Keynes nella sua opera principale, la “Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta”. All’indomani del crollo della Borsa del 1929 consequenziale “credit crunch” del mercato interbancario, era stato proprio Keynes a mettere in guardia contro la teoria economica classica,  secondo la quale era una perfetta razionalità a guidare il comportamento economico . A parere dell’economista era invece la natura umana, sotto forma di “tendenze psicologiche”, ad influenzare sempre  le azioni e quindi il mercato. Keynes  ha spiegato cosa spinge un individuo ad intraprendere una iniziativa imprenditoriale: trovare le proprie motivazioni nella sua personale intuizione e convinzione di potere avere successo e ciò senza avere effettuato, necessariamente, le analisi economiche e di mercato che gli permetterebbero una decisione , forse più razionale, ma ciò senza la garanzia di un possibile maggior successo. Oggi, in Italia, è proprio questo “animal spirit “ che manca. In un momento in cui il costo del denaro non è mai stato così basso ed esiste , nella finanza italiana, una facilità per ottenere un prestito come non mai, un terzo delle ricchezze private nel nostro Paese resta liquido ed inchiodato  sui conti correnti bancari e similari. Eppure per l’ ABI (Associazione Bancaria Italiana) il tasso medio sui mutui sulle case è sceso all’1,68 %, contro il 5,72 % di 5 anni fa. E così pure il tasso medio di finanziamento alle imprese è sceso all’1,25% contro il 5,48% sempre di 5 anni fa. In questo contesto ci si sarebbe aspettati una esplosione più che proporzionale dei prestiti, invece quelli delle famiglie sono cresciute solo del 2,5 % su base annua, mentre quelli delle imprese, motore di crescita e ricchezza per tutto il Paese , sono diminuiti dello 0,4%. La domanda che ci si pone è : ma se non si investe con il costo del denaro al minimo storico, quando mai lo si farà? Esistono molteplici risposte . Il fatto che le banche siano oggi frenate negli impieghi da regole comunitarie sempre più ferree, gestioni pressanti  delle forti sofferenze passate, smaltimento dei titoli “off limits”, obblighi di mantenere precisi ed insuperabili coefficienti di capitale, condiziona il mercato. Tutto ciò si lega all’incertezza cancrenizzata della congiuntura italiana , la continua instabilità politica e, quindi , ad una componente psicologica tipica del momento dove l’ ”animal spirit”( forse un po’ anche la stessa “voglia di vivere”) è soffocato dalla mancanza di coraggio e nuove idee per il futuro. Ecco allora che i 1404 miliardi bloccati sui conti correnti italiani  indicano una ferma preferenza verso la liquidità che però, a sua volta, è sintomatica di un’assenza di alternative e regole sicure per poter programmare una scelta anche imprenditoriale, oltre che di possibili investimenti sui mercati . E’ proprio del mese di agosto 2019 il nuovo record dove, nel quadro dell’economia italiana, si è vista la raccolta delle banche (formata da depositi ed obbligazioni) salire del 5,2 % rispetto all’anno precedente fermandosi a quasi 1803 miliardi. Nel dettaglio, i depositi sono cresciuti del 6,6 % , mentre  le obbligazioni hanno perso il 3,3 %, seguendo un costante trend negativo iniziato nel 2012. Viene così fotografata la famiglia italiana come un entità atta alla “tesaurizzazione” tramite una spiccata tendenza alla tenuta di liquidità, anche se in varie forme, ma fissa sui conti correnti. Questo accade anche se gli stessi non rendono più nulla o al massimo  meno dell’1 % quelli rimborsabili con preavviso o con durata stabilita. Sembrava incredibile qualche anno fa  ma oggi, la liquidità è divenuta un vero e proprio “asset class“ , ovvero una forma di investimento che, oltretutto, non ha deluso se paragonata all’andamento negativo del risparmio gestito . In termini relativi si è avuto  un guadagno se si pensa che avendo i soldi in banca si sono risparmiati i pagamenti di eventuali commissioni per gestioni finanziarie. A favore della liquidità si è unita anche l’odierna delusione sull’andamento dei titoli di Stato , il crollo delle obbligazioni bancarie legate agli scandali degli anni recenti ed una instabilità collegata ad un idea del passato dove la “pensione certa pubblica” garantiva un futuro stabile alle famiglie e quindi non era necessario investire. Tutto ciò si vede anche nella borsa la cui capitalizzazione è sempre modesta rispetto al prodotto interno lordo. Tornando a quanto sostenuto da Keynes  bisognerebbe incentivare il comportamento istintivo delle masse all’investimento. Gestire le ondate di ottimismo e pessimismo che echeggiano sempre e comunque in una qualsiasi economia. Serve l’ausilio di un Governo forte che sappia sempre amministrare il deficit pubblico in maniera stabile, dando così un reale appoggio oltre che sicurezza al Paese. E’ necessario che il cittadino conosca e sia quindi partecipe del funzionamento dell’economia, indirizzandosi così ad investire sui mercati anche tramite il credito , ove questo sia conveniente (vedasi oggi). Bisogna saper sfruttare la fase dell’emotività: gli “spiriti animali” erano, sono e saranno sempre la vera locomotiva trainante dell’economia.

Fabio Accinelli